mercoledì 29 agosto 2018

Il tempo è stanco



Chi voglia dimostrarsi migliore - politicamente, moralmente e umanamente - dei suoi avversari del momento, magari la smetta di intonare (come accade da settant’anni, ma ultimamente sempre più spesso) stentoree chiamate alle armi, di auspicare “riprendiamo il fucile”, di manifestare nostalgia più o meno esplicita per la lotta armata degli anni Settanta, di evocare Piazzale Loreto: primo perché è da De Gasperi che ogni politico sgradito è ontologicamente “fascista” e non c’è niente di più fascista che dare automaticamente del fascista a chi non la pensa come me; secondo perché in tutti i sensi sarebbe stato meglio, per il Paese e per la genuinità dell’antifascismo post25aprile, un bel processo di Norimberga (con tanto di condanne a morte finali) anche in Italia, per chiarire responsabilità e magari anche connivenze e complicità di chi aveva saputo riciclarsi dopo aver cancellato le tracce, ma forse era proprio questo che si voleva evitare; terzo e ultimo, perché trovo un po’ incoerente inneggiare a quella “macelleria messicana” (cit. Ferruccio Parri) che non ha equivalenti nel Novecento occidentale e poi sventolare il “Restiamo umani”.
Non credo si vada molto lontani, se alla rozzezza e all’inadeguatezza istituzionale dei governanti di oggi si contrappongono, riaprendo vecchie pagine di un “album di famiglia” (cit. Rossana Rossanda) che si sperava accantonato, l’apologia della vendetta tribale e l’esaltazione esplicita del terrorismo, specie da parte di chi ha profuso ingenti energie per astrarre e dissociare e sparentare la storia delle Brigate Rosse da quella della sinistra italiana, salvo adesso ammetterne sospirosa e romantica nostalgia, epperò “restando umano”.
Smettiamola - qui dentro sui social è una battaglia persa; ma almeno i politici, i giornalisti, gli intellettuali, i personaggi pubblici!!! - di parlare di riprendere il fucile, perché poi tra mille che lo dicono uno lo prende davvero, e se lo prende uno da una parte poi c’è chi lo prende dall’altra, e torniamo a contare i morti e le bare e le lapidi, e siccome gli anni Settanta - date retta a uno che c’era - sono stati uno schifo, ma uno schifo schifoso davvero, nauseabondo e ammorbante, e la frivolezza del decennio successivo sarebbe stata anche figlia della voglia di allontanarsi da quell’incubo di sangue morte e piombo, io se possibile vorrei invecchiare senza rivivere quel tempo orrendo.

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