mercoledì 15 agosto 2018

Quando la polvere si posa




Poi ogni volta, quando la polvere si posa e i cani dormono e tutto è finito, cominciano i volti a comparire, a diventare domande. Guardano all'obiettivo da un aquafan, da una cabina balneare, da un panorama a colori accesi. Sono giovani donne, uomini giovani, sorridono tutti. Accomunati da una bellezza inconsapevole, venata adesso di una sorda crudeltà. Quelli che sorridono meno sono i bambini, fanno smorfie per rovinare la foto, invece a modo loro la ravvivano. Non sanno e non possono sapere che le loro espressioni, le loro boccacce finiranno un giorno sulle pagine dei quotidiani. Da stamattina, ieri mattina ormai, guardo questi volti, sconosciuti eppure familiari nella fratellanza umana, le loro espressioni fisse e immutabili, a loro modo definitive, riprodotte sui giornali e sui siti e dappertutto: alludono a storie di cui non si sapeva il finale e adesso lo conoscono tutti gli altri tranne loro, che ne erano i protagonisti. Raccontano qualcosa di incompleto, ci chiedono di far proseguire quel che avrebbero voluto essere, dire, fare. Rendono questa notte ancora più notte, questo vuoto ancora più vuoto, mentre la macchina spazzatrice romba nel vicolo e a tre chilometri da qui si scava ancora, sotto la luce dei fanali ad alta potenza, dove la polvere non si è posata e i cani inseguono tracce perdute, altri volti, altre fotografie. Non dormono neppure i porcospini, in cerca di un filo di pietà.

Nessun commento:

Posta un commento