sabato 8 settembre 2018

Otto Settembre


Raccontami ancora, padre, raccontami ancora di quando i fantasmi ti salutavano con la mano dalla murata della “Roma”, pronta a levare le ancore dall'Arsenale per andare all'inferno.
Raccontami ancora, padre, raccontami di quando tuo zio, nostro zio ti aveva portato al santuario delle Grazie per la festa di Maria, scendendo a piedi da Montaretto sul sentiero sterrato, quindi in treno da Bonassola alla Spezia e infine in vaporetto fino alla chiesa.
Raccontami ancora, padre, raccontami di quando tu, bambino di otto anni, guardavi verso l'alto, verso quella nave immensa di ferro scuro dagli immensi e inutili cannoni, mentre i marinai di poco più vecchi di te e che mai sarebbero stati vecchi guardavano il tuo battello, con le donne e i bambini e quel pretino claudicante che ti portava per mano, era finita la guerra o almeno così dicevano, infatti non solo non era finita ma la guerra vera doveva ancora cominciare.
Raccontami ancora, padre, raccontami di quando cercasti nei volti di quei soldati la felicità che invece era sgomento, perché di lì a qualche ora sarebbero partiti nella notte, senza mai arrivare a Malta, perché i bombardieri tedeschi li aspettavano alle Bocche di Bonifacio, e in pochi minuti tutto finì per sempre, l'ammiraglio Bergamini e i suoi uomini nel castello di poppa esploso, e tutti gli altri a dormire sul fondo del mare. Lo avresti saputo all'indomani, a Montaretto, nel primo dei giorni e delle notti scanditi dagli allarmi aerei, dal volo radente di Pippo, dalle fughe e dalle paure e dai silenzi.
La guerra, quella vera, era appena cominciata e non è ancora finita. Uno zio di tuo padre morì sotto un altro bombardamento mentre stava in cantiere, non riuscì a quietare nemmeno al suo funerale, perché la sirena e il rombo dei bombardieri avevano interrotto il piccolo corteo dalla chiesa di San Bartolomeo al cimitero, e così avevano posato la bara in fretta e furia lì, per terra, tanto ci sarebbe stato tutto il tempo e tuo zio certo non aveva fretta né voglia di tirarsi dietro altri cristiani.

La tua guerra era appena cominciata, in quel tempo da sfollato avresti anche attraversato un campo minato a Pian Pontasco, scoprendo solo dopo aver scavalcato la staccionata il cartello “Achtung Minen” rivolto verso l'esterno, era destino che te la cavassi, che uscissi vivo ma anche un po' morto, insieme con tutti i morti a partire dai marinai della “Roma”, da quella guerra cominciata quando la guerra era finita. E avresti visto piantare un'altra croce ingiusta, la più ingiusta, ai piedi della collina, e poi finalmente ti saresti incamminato verso la tua vita di uomo, fino a raccontare un giorno a un tuo figlio i cenni di saluto dei marinai della Roma, dal ponte della nave che andava all'inferno, e tu bambino rispondevi con la mano a quel saluto, andando a pregare Maria perché la guerra finisse davvero.

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