Raccontami
ancora, padre, raccontami ancora di quando i fantasmi ti salutavano
con la mano dalla murata della “Roma”, pronta a levare le ancore
dall'Arsenale per andare all'inferno.
Raccontami
ancora, padre, raccontami di quando tuo zio, nostro zio ti aveva
portato al santuario delle Grazie per la festa di Maria, scendendo a
piedi da Montaretto sul sentiero sterrato, quindi in treno da
Bonassola alla Spezia e infine in vaporetto fino alla chiesa.
Raccontami
ancora, padre, raccontami di quando tu, bambino di otto anni,
guardavi verso l'alto, verso quella nave immensa di ferro scuro dagli
immensi e inutili cannoni, mentre i marinai di poco più vecchi di te
e che mai sarebbero stati vecchi guardavano il tuo battello, con le
donne e i bambini e quel pretino claudicante che ti portava per mano,
era finita la guerra o almeno così dicevano, infatti non solo non
era finita ma la guerra vera doveva ancora cominciare.
Raccontami
ancora, padre, raccontami di quando cercasti nei volti di quei
soldati la felicità che invece era sgomento, perché di lì a
qualche ora sarebbero partiti nella notte, senza mai arrivare a
Malta, perché i bombardieri tedeschi li aspettavano alle Bocche di
Bonifacio, e in pochi minuti tutto finì per sempre, l'ammiraglio
Bergamini e i suoi uomini nel castello di poppa esploso, e tutti gli
altri a dormire sul fondo del mare. Lo avresti saputo all'indomani, a
Montaretto, nel primo dei giorni e delle notti scanditi dagli allarmi
aerei, dal volo radente di Pippo, dalle fughe e dalle paure e dai
silenzi.
La
guerra, quella vera, era appena cominciata e non è ancora finita.
Uno zio di tuo padre morì sotto un altro bombardamento mentre stava
in cantiere, non riuscì a quietare nemmeno al suo funerale, perché
la sirena e il rombo dei bombardieri avevano interrotto il piccolo
corteo dalla chiesa di San Bartolomeo al cimitero, e così avevano
posato la bara in fretta e furia lì, per terra, tanto ci sarebbe
stato tutto il tempo e tuo zio certo non aveva fretta né voglia di
tirarsi dietro altri cristiani.
La
tua guerra era appena cominciata, in quel tempo da sfollato avresti
anche attraversato un campo minato a Pian Pontasco, scoprendo solo
dopo aver scavalcato la staccionata il cartello “Achtung Minen”
rivolto verso l'esterno, era destino che te la cavassi, che uscissi
vivo ma anche un po' morto, insieme con tutti i morti a partire dai
marinai della “Roma”, da quella guerra cominciata quando la
guerra era finita. E avresti visto piantare un'altra croce ingiusta,
la più ingiusta, ai piedi della collina, e poi finalmente ti saresti
incamminato verso la tua vita di uomo, fino a raccontare un giorno a
un tuo figlio i cenni di saluto dei marinai della Roma, dal ponte
della nave che andava all'inferno, e tu bambino rispondevi con la
mano a quel saluto, andando a pregare Maria perché la guerra finisse
davvero.
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