La
domenica è il giorno delle omelie, non solo nelle chiese.
Le
prediche si trovano infatti nei quotidiani, di regola in prima
pagina.
A
leggerle se non tutte almeno gran parte, si fatica a dissolvere
un'impressione.
Ovvero:
il perfetto unanimismo, la totale prevedibilità, l'integrale
allineamento. Leggi il titolo, leggi la firma sotto il titolo: sai
già perfettamente che cosa troverai a seguire nel commento,
nell'editoriale, nel racconto settimanale.
Asserzioni
perentorie condotte a colpi di indignazione civile, di rivendicazione
valoriale, di autocertificazione etica.
Eppure
una volta il compito degli intellettuali era quello di provare a
vederci più lungo e meglio degli altri.
Studiare
il pensiero corrente, le opinioni dominanti, i cosiddetti “luoghi
comuni”.
Procederne
allo smontaggio, all'analisi metodica delle componenti, degli
ingranaggi, dei pezzi più piccoli.
Sempre
in base al principio del dubbio. Dubitare sempre, dubitare di tutto,
dubitare anche di se stessi.
Quindi,
una volta visto più lungo e meglio, rivolgersi agli altri: per
provare a convincerli di quel che, grazie alla loro superiore
capacità di discernimento, avevano visto.
L'incomunicabilità
assoluta è il tratto distintivo del nostro tempo.
Lo
scambio di idee, la dialettica costruttiva hanno lasciato spazio alla
sterile contrapposizione di immutabili bagagli di consolidati
pregiudizi, che da una base ideologica sconfinano in una prospettiva
antropologica, fino al disconoscimento non già delle ragioni, ma
della stessa identità e anzi personalità dei portatori di diverso
sentire.
Per
questi motivi annoia e rattrista la lettura domenicale dei
quotidiani, traasformati in juke-box che suonano sempre e soltanto
gli stessi dischi per ascoltatori che vogliono sempre e soltanto la
stessa musica, fino a convincersi che oltre la musica che piace a
loro non ci sia musica, anche se non ne hanno mai sentita, o voluta
sentire, o addirittura provare a capire, di diversa.
L'intellettuale
non dovrebbe cadere nella tentazione del conformismo. Una tentazione
che, certo, facilita l'accesso a posti e prebende. Ma un
intellettuale non è per sua natura conformista. Diversamente non è
un intellettuale. Ma, appunto, un juke box a gettone. Cento lire a canzone.
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